La scrittura è una salvezza che si fa beffa della morte. Cosí anche la mia amicizia con Lev Tolstoj.
Quando pulisco il bagno di casa mia penso sempre a Lev Tolstoj. Spazzo per terra, Pierre Bezukhov. Passo la polvere sullo specchio, Anna Karenina. Lavo la tazza del cesso, Ivan Il'ič. Chinata sulla latrina mi alleno per Tolstoj perché Tolstoj mi allena a stare con me stessa. Da vecchi amici, ci diamo un appuntamento bisettimanale. Chiacchieriamo. Io strofino rubinetti, lui seduto sul lavandino mi chiede come sto e se sono felice.
Anche Tolstoj faceva le pulizie. Passava la scopa in salotto, lavava per terra. Puliva, anche se aveva la domestica. Lui, nella tenuta di Jasnaja Poljana. Io, nel seminterrato di La Belle Place, n. 3.
Ci dice cosí nei suoi diari: "Con lo straccio della polvere in mano ho fatto il giro della mia camera; ma quando sono arrivato al divano non sapevo più se lo avessi spolverato o no. Siccome nello spolverare i movimenti sono abituali e inconsci, non riuscivo a ricordarmi se li avevo giá compiuti e mi sembrava, oltretutto, che non sarei mai riuscito a ricordarmelo. Se ho spolverato e poi ho dimenticato di averlo fatto, cioè se ho agito inconsapevolmente, è proprio come se non fosse successo niente... Se la vita di molti uomini, con tutta la sua complessità, scorre inconsapevolmente, allora è come se non ci fosse stata. (1 marzo 1897)
Presumibilmente a 150 anni di distanza, penso ad uomo che non mi avrebbe mai immaginata. In contemporanea in luoghi diversi e tempi distanti io e Tolstoj lucidiamo vetri.
E parliamo.
Credimi, parliamo.
Ma non ci siamo conosciuti nei suoi diari. Tolstoj mi ha trovata mentre stavo seduta sul pavimento del mio bagno e non volevo più vivere. E lui nemmeno, nel 1879. Un uomo di 191 anni, oltre le pagine, oltre l'inchiostro ha allungato la mano e mi ha preso per il collo della camicia. Mi ha detto - anche io. Nel 2020 mi ero svegliata e con un acciacco al cuore sono morta. Primo funerale. Poi ho continuato a morire più volte al giorno per 3 anni. Trombosi. Meteoriti. Cinghiali. Incidenti stradali. Non volevo morire e - non desideravo altro che non svegliarmi.
Cercavo di dirlo e di rendermi chiara. Non ero sicura di essere reale e la morte abitava ogni angolo. Soprattutto quello che collega Porta Venezia a Corso Buenos Aires la mattina in bicicletta.
Io e Tolstoj ci siamo conosciuti nelle Confessioni.
Le confessioni sono indice di un cambio rotta nella vita di Lev. Lev era un uomo forte, in salute e amato e come me, un giorno si è svegliato e ha visto che vivere è un Mistero che abita tutte le cose e ne ha avuto paura.
Ci dice -
Cosí mi sono trovata nella gabbia di matti e tra i matti ho trovato Tolstoj che per fortuna sua era riuscito a farci pace. Sono passati 2 anni e io Lev beviamo caffè guardando la prigione reale e facendo piroette sull' inconsistenza delle cose. Io strofino i rubinetti di casa e pratico riflessioni contando una ad una le preziositá della mia vita. Gliele racconto. Gli scrittori e le scrittrici sono santi tra gli uomini perché ci obbligano a passare vite consapevoli, anche quando si passa il mocio. Ci costringono lo sguardo al reale e ci restituiscono il Mistero originale e tutto il dolore e le lacrime buone che si porta dietro. Lo sopportano con noi.
Mio caro amico Lev, grazie di avermi accompagnata nel mio sogno mostruoso e di esserti addormentato nella gabbia con me. Devo ai morti la vita.
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Writing is salvation that mocks death. And so does my friendship with Lev Tolstoj
(I truly dislike English cyrillic translitteration for no rational reason, bear with me).
Gao Xingjian
When I clean the bathroom in my house I always think of Lev Tolstoj. I sweep the floor, Pierre Bezukhov. I dust the mirror, Anna Karenina. I disinfect the toilet seat, Ivan Il'ič. As old friends, we have a bi-weekly rendezvous. We chat. I scrub the tap, he sits on the sink and asks me how I'm doing and if I'm happy.
Tolstoj also used to do the housekeeping. He would pass the broom in the living room, he would mop the floors. He cleaned, even if he had a maid. Lev, in the estate of Jasnaja Poljana. Me, in the basement of La Belle Place, n. 3. He confessed to me in his diaries: "With the dust rag in my hand I went around my room; but when I got to the sofa I no longer knew whether I had dusted it or not. Since the gesture of dusting is habitual and unconscious, I could not remember if I had already done it and it seemed to me, moreover, that I would never be able to remember it. I forgot that I had done it. If I acted unconsciously, it is just as if nothing had happened... If the life of many men, with all its complexity, flows unconsciously, then it is as if it had not existed. (1 March 1897)
Almost 150 years later, I chat with a man who would never have imagined my existence. However, at the same time, in different places and in distant times, Tolstoj and I are joined together in our ritualistic Sunday sweep.
And we talk.
Trust me, we talk.
But we didn't meet in his diaries. Lev found me sitting on my bathroom floor when I didn't want to live anymore. And neither did he, in 1879. A 191-year-old man, beyond the pages, beyond the ink reached out and grabbed me by the collar of my shirt. He told me - me too. In 2020 I woke up with chest pain. I died. I held my first funeral. Then I continued to die multiple times a day for 3 years. Thrombosis. Meteorites. Wild boars. Road accidents. I didn't want to die and - I wanted nothing more to have never lived. I was trying to say it aloud and make others understand. I wasn't sure if I were real and death inhabited every corner. Especially the one that connects Porta Venezia to Corso Buenos Aires while cycling in morning traffic.
Tolstoj and I met in the Confessions.
Confessions index a change of direction in Lev's life. Lev was a strong, healthy and a loved man. Like me, one day he woke up and saw that reality is a Mystery that inhabits all things and he was afraid of it.
He tells us - "I couldn't even hope to know the truth; because I already knew life's answer; according to the truth, life is madness. I had once believed I was alive and that I was moving forward. But I had reached the abyss and I could clearly see that in front of me there was nothing but death. Nevertheless you can't stop or go back or close your eyes, so as not to see that you have nothing in front of you."
So I found myself in a madhouse and among the madmen I found Tolstoj who fortunately in the meantime had managed to make peace with our cage. Two years have passed and Lev and I drink coffee while looking out at the prison of reality. We pirouette on the inconsistency of the world. I scrub the taps in the house and practice reflection by calling out and counting all the preciousness of my life. I tell Lev about it.
Writers are saints among men because they force us to live conscious lives, even when we mop the floors and do our chores. They force us to lay our gaze upon reality and in return grant us a raw encounter with our Original Mystery and all the pain and good tears that it brings with it. They endure it with us.
My dear friend Lev, thank you for accompanying me in my monstrous dream and falling asleep in this cage beside me. I owe the dead my life.
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